Santa Teresa Gallura

Valle della Luna: un viaggio nell’ultimo Paradiso

By Antonella | No Comments

Oggi vi racconto un breve viaggio in Sardegna, ma prima ancora un sogno da ripercorrere nella Gallura più a nord, sogno un po’ dimenticato e un po’ reso sterile dalla convinzione che gli anni dei fiori non esistono più neppure per chi li ha conosciuti; per gli altri, i più giovani, esiste un messaggio fatto di visioni, di disegni, di remake: un fatto di moda, l’alternativo da copiare, da assaggiare nei limiti che il nostro mondo fatto di auto e cellulari permette. E’ il viaggio di un pomeriggio comune di metà dicembre, in cui si va un po’ pigri, cercando immagini tra le case sfitte. Santa Teresa Gallura soffre molto l’inverno, è un’atmosfera triste quella che avvolge i luoghi turistici dopo il bagno di folla estivo. Sappiamo che sulla strada di Capo Testa c’è la porta del mondo libero che molti descrivono sottovoce; ci affidiamo alle indicazioni della nostra giovane guida, che nella Valle ci va spesso per ascoltarsi, per capire. Attraversiamo l’istmo su cui si allungano le due grandi baie, spiaggia di Levante a destra, sul lato opposto la Baia di Santa Reparata. Lasciamo l’auto nei pressi di una renault 4 bianca, come da copione decorata di farfalle; abbandoniamo la striscia d’asfalto per infilarci tra le due grosse pietre levigate che segnano lo stretto, insospettabile passaggio. Da subito ho la netta sensazione di aver valicato un confine molto più che geografico, quasi dimensionale. Sul terreno sabbioso i segni del passaggio di altre persone, ma leggeri, impronte di piedi nudi; “tra queste rocce ci si perde”, dice Lia, “occorre fare attenzione ai segni, alle forme: quelle pietre, vedi, segnano la strada e tutto, qui, sembra ciò che non è. Ciò che pare un sentiero si perde invece nel nulla, bisogna osservare, ascoltare il vento, riconoscere le forme per trovare la via del ritorno”. Respiriamo il profumo delle essenze, il mirto, il lentisco, il ginepro, la “biondella”, mentre osserviamo una roccia dalla strana forma di fantasma. I due grandi cubi di granito spezzati a metà con precisione, con taglio netto sono opera di epoca romana, come romane sono le cave di quel granito che fu utilizzato per importanti edifici come il Pantheon, nella vecchia capitale. Qui la gente di “peace and love” viene ad abitare già dalla Primavera, tra gli anfratti rocciosi che ognuno sistema secondo le proprie esigenze. Qualcuno ha occupato le grotte più grandi completandole con graziosi muri a secco per contenere gli oggetti di uso comune, il caffè, le pentole, gli strumenti a percussione, le scarpe; non ci sono porte, l’ingresso è libero come il mare e come il vento. Qui tutto è in perfetto ordine, non una cicca per terra, non un pezzo di plastica; i rifiuti sono dapprima riciclati e poi ordinatamente ammucchiati in attesa del trasporto. La perfezione è qui, in questo vivere di poco con la coscienza di chi il mondo esterno lo ha già vissuto; tra questi anfratti poco accoglienti ai quali si sono adattati senza modificarli, quelli di Valle della Luna non si piegano ancora alla legge della globalizzazione. Vorrei avere il loro coraggio, questa folle e onesta determinazione. Poco distante una sorgente naturale, “la funtana”, serve agli abitanti della valle per lavarsi dal corpo la salsedine e la terra, per lavare i pochi indumenti, i teli. Lungo la via del ritorno incontriamo un paio di giovani stranieri. Ci salutano e ricambiamo, in questo luogo che non è luogo, tra questi spazi di incredibile suggestione che si perdono all’orizzonte, nel verde e nel rosa di una natura intatta. Immagino gruppi di persone che giocano con un cane, con una palla, ridono e si rincorrono, altri seduti a terra che chiacchierano un po’ divertiti un po’ seri vicino al fuoco, altri ancora impegnati in un lavorìo manuale, che studiano, girano tra le mani pezzi di legno, di ferro, oggetti recuperati e sassi, altri che ascoltano John Lennon, Joan Baez, Rino Gaetano…E’ un vecchio sogno che nel nuovo millennio torna ad illuderci, che vi sia una via, che vi sia un angusto passaggio, un fronte libero, una zona franca dalle “altre” dipendenze.

Antonella Bonacossa – Agriturismo in Sardegna B&B Olbia

Per approfondimenti: Sardegna Turismo